Ex Scuole Elementari

Comune: Serramanna

Progettisti: Ing. Enrico Pani - Ing. Ernesto Ravot

Storia e Descrizione:

La prima Scuola Elementare di Serramanna fu aperta nel 1828 presso i locali del Convento dei Domenicani. Nel 1830 la sede scolastica fu trasferita negli ambienti, ritenuti più funzionali, dell'Oratorio delle Anime del Purgatorio (adiacente alla parrocchiale di San Leonardo), per poi trovare, sino primi anni del XX secolo, un'ulteriore sistemazione nel vicino Montegranatico.

Nel 1908 fu finalmente messo a disposizione della comunità Serramannese un nuovo edificio scolastico, costruito ai piedi del bastione da cui si affacciava il Municipio e dotato di ambienti salubri, spaziosi ed adeguati alle attività didattiche.

Tale struttura, progettata dall'Ing. Enrico Pani e costruita sotto la direzione dell'Ing. Ernesto Ravot, si caratterizza per le linee semplici ed eleganti dello stile Liberty. Nel 1923, in considerazione del notevole incremento demografico e dunque del numero sempre maggiore di iscritti, fu ulteriormente ampliata attraverso l'aggiunta di quattro nuove aule, costruite nel lato ovest del caseggiato.

Dopo aver assolto, per tutto il XX secolo, in modo egregio la sua funzione di sede scolastica, attualmente lo storico edificio, che occupa un posto speciale nei cuori di numerose generazioni di Serramannesi, ospita la sede sociale di alcune Associazioni Culturali e di Volontariato.

Le Scuole Elementari di Serramanna: la testimonianza di Vico Mossa

Gli alunni, divisi per classi femminili, maschili e miste, frequentavano le lezioni in aule affollatissime, spesso prive di qualsiasi arredo e attrezzatura didattica. Sovente si verificavano casi di abbandono scolastico e, nonostante gli eroici sforzi degli insegnanti, il tasso di analfabetismo era ancora molto alto.

Un illustre Serramannese, l'architetto Vico Mossa (1914-2003), nel suo libro "I Cabilli", fornisce una preziosa testimonianza, dai toni brillanti e dai contenuti suggestivi, del contesto in cui gli scolari Serramannesi dei primi anni del XX secolo assistevano alle lezioni:

"Nell'aula eravamo in numero di sessantaquattro. C'erano compagni che ripetevano per la terza volta e a me sembravano uomini già fatti, sebbene ridicoli per il grembiule nero sopra i pantaloni lunghi. Figuratevi il coro, quando tutti assieme ripetevamo le vocali. Il maestro gridava, aiutandosi con una bacchetta di mandorlo e facendo saltellare in bocca lo stuzzicadenti. A me spiaceva che venissi accompagnato ogni mattina a scuola e che non avessi amici. Di questo ebbe a rimproverarmi mio padre, dicendomi che avrei potuto invitare qualcuno dei miei compagni di scuola a casa, un giovedì (che allora era giorno di vacanza). Presi alla lettera il rimprovero, ma non la raccomandazione, perché estesi incoscientemente l'invito a tutta la classe. I compagni, tutti i sessantatre, ansiosi di vedere soprattutto la mia casa, accolsero l'invito e misero a soqquadro ogni angolo dei cortili, spostarono le fascine di canne dal loro posto, colsero dall'albero numerosi limoni per lanciarli in aria, presero a sassate le palme per far cadere i datteri; e mio padre si vide costretto, infuriato, a cacciarli via, mentre io ebbi una solenne rampogna per avere abusato della sua liberalità".

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